sabato 12 ottobre 2013

Sogni in gravidanza


La connessione tra una madre e il bambino che porta in grembo, sebbene all'inizio non direttamente visibile, non immediatamente afferrabile, è molto articolata, concreta e profonda.
Tramite la placenta il feto riceve continue stimolazioni da parte della mamma che influiscono sul suo sviluppo psico fisico: “il feto, pur crescendo all’interno dell’ambiente protetto e ovattato dell’utero, sente ciò che accade nel mondo esterno e percepisce i sentimenti e le emozioni della mamma” (Ludwig Janus, International Society of Prenatal and Perinatal Psychology and Medicine).

Dal canto suo, la madre sente e vede il suo corpo cambiare e pian piano avverte la presenza di un'altra vita dentro di sé.
Ciò influenza la percezione che ha di sé, della realtà; è un momento di profonde rivisitazioni e rivalutazioni di quello che prima della gravidanza era stato il modo di concepire la sua vita.
Si ripensano anche i legami passati, il rapporto che da piccole si aveva con la propria madre, alla ricerca di un modello a cui riferirsi per far fronte alla vita che le si prospetta.

Sulla base di tali processi di reciproca influenza si costruisce un dialogo interiore.

In questa speciale e tipica fase di vicinanza e distacco (il figlio dentro di sé) l'immaginazione può subentrare e compensare ciò che non si può ancora né vedere ne toccare.
 

Sognare il proprio bambino, ad esempio, è espressione della relazione che la madre sta iniziando a costruire con lui e del desiderio di dare un volto, un immagine a quell'essere dentro il suo grembo dal quale riceve tutto un insieme di sensazioni e percezioni.


D'altra parte, in gravidanza una donna deve anche affrontare ed elaborare spesso per la prima volta, esperienze e sensazioni spiacevoli: la trasformazione del corpo, la paura dell’ignoto, la separazione e la perdita, il riattivarsi di conflitti, ansie e frustrazioni vissute nel ruolo di figlia. E molti sono i sogni che affrontano questi temi.

I sogni in gravidanza riflettono i vari cambiamenti che la donna incinta affronta durante questo periodo e secondo Natalie Shainess possono essere suddivisi in tre fasi:
  1. Nel primo trimestre di gravidanza i sogni (ad esempio cavità misteriose o calde e accoglienti, fiumi calmi o impetuosi) sembrano essere più connessi ai timori dell’aborto e alla paura di non portare a termine la gravidanza:..(come può avvenire tutto questo?cosa sta succedendo dentro di me?”). 
  1. Nel secondo trimestre possono comparire rappresentazioni di sé in cui il corpo risulta diverso, menomato (ad es. la caduta dei denti, dei capelli), che esprimono la paura di essere inadeguate ad affrontare l’evento (il mio corpo è forte abbastanza? Potrò farcela?”). Ma più spesso, in questa fase, sopraggiungono sogni legati ai conflitti irrisolti ed alla propria relazione con il femminile. Compaiono allora figure misteriose di donne che attraggono o intimoriscono oppure membri della famiglia: la madre, la nonna, le zie ecc…(Che infanzia ho avuto io, che esempio materno ho ricevuto?”).
  1. Il terzo trimestre fa emergere nei sogni le ansie e le aspettative verso il bambino, o meglio, verso l’immagine costruita, sognata e desiderata, ma anche il conflitto fra i nuovi aspetti materni di dedizione verso il nascituro e le richieste del “proprio sé infantile” vulnerabile e bisognoso, il quale teme di perdere spazio ad opera del fanciullo in carne ed ossa che sta per venire al mondo (“Chi si occuperà di me quando il bimbo nascerà?”).

Tale classificazione non deve essere accolta in modo rigido ma può essere considerata uno schema generale che serva ad orientare nella comprensione dei sogni in gravidanza, i quali sono segni del processo inconscio che accompagna i nove mesi della gestazione.
Per tale ragione possono indicare tensioni occultate e conflitti negati che agendo in modo sotterraneo possono provocare disturbi psicosomatici, stanchezza, irritabilità e depressione.

La presa di coscienza di tali disagi al contrario può diventare uno strumento per aiutare la futura madre ad elaborare le proprie paure, ad accettare i propri limiti e a visualizzare al meglio le risorse a sua disposizione.








Bibliografia


Shainess N. (1969). Problemi psicologici connessi alla maternità, in Arieti S. a cura di, Manuale di psichiatria, vol I, Torino: Boringhieri.

 
 

 
 

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1 commento:

  1. Buonasera Dotteressa,
    mi ha incuriosito molto il suo articolo in merito alla gravidanza.Magari uscirò fuori tema..ma leggendo il suo articolo,ho immediatamente riflettuto sulla mia esperienza.
    Ho avuto una buona gravidanza..che mi ha permesso quindi di continuare la mia vita e i miei impegni sino a quasi il momento del parto.Non vivevo di ansia ma di progetti..proiettando,come diceva lei..tutto il mio vissuto da bambina con mia figlia..ad es..io farò questo,le dirò quest'altro etc..parlavo con lei continuamente...pensavo che avessi istaurato con la bimba già un rapporto..diciamo affettivo..ed invece quando è nata..mi è sembrata una perfetta estranea.Situazione che si è totalmente ribalta per mio marito..che distratto e sufficientemente presente durante la gravidanza..sin da poche ore dal parto s'è totalmente dedicato a lei..
    Mi son interrogata spesso su questo mio sentimento..e colgo l'occasione del suo articolo girando a lei la domanda..perchè ho avuto questa reazione..
    Spero esser riuscita ad esprimere il mio stato d'animo,la saluto e la ringrazio,Michela

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