Sento
spesso parlare tra amici, in famiglia (e nel mio caso anche in ambito
professionale) della difficoltà di giovani e adulti di costruire dei
legami sentimentali, di unirsi in una “coppia”.
Si
racconta di coppie:
- che non si formano (“fast love”... usa e getta)
- che si formano con fatica e si disfano velocemente
- oppure che si formano ma non vogliono vincoli (no definizioni, progetti, matrimonio, figli).
L'espressione
“il mare è pieno di pesci”,
comunemente usata per offrire consolazione e speranza a chi
dolorosamente aveva perso l'AMORE, adesso più spesso serve ad
indicare la grande disponibilità di incontri, la facile reperibilità
di “relazioni” a proprio uso e consumo, favorite anche dalla
diffusione di social network e chat-line.
Qual'è la cornice sociale e culturale in cui si sviluppano tali “relazioni”?
- Individualismo: il bene personale viene prima di quello comunitario, tutto è bene purché arrechi un vantaggio a me (a dispetto delle risonanze che questo atteggiamento possa avere sugli altri, sull'ambiente...).
- Ricerca del piacere immediato e usura del tempo/progettualità: “life is now”, cogli l'occasione, il domani è incerto, rifiuto/incapacità di rimandare la soddisfazione.
- Disoccupazione: il lavoro è precario, bisogna perciò adeguarsi ai rapidi cambiamenti del mercato, non “impegnarsi in una cosa solamente” ma imparare a “spaziare” in campi diversi.
L'Amore
è diventato “liquido”, come la società in continuo cambiamento
descritta da Bauman (2004) in cui tutto subisce un processo costante
di aggiornamento; così anche le persone, le relazioni vengono
“liquidate” rapidamente...Allora sempre più spesso ci ritroviamo
di fronte a due forme patologiche di legame (Angiolari, 2011):
- rifiuto del legame (usa getta, amori precari)
- o la sua aberrazione (manipolazione, sottomissione, violenza, ricatto): l'incontro con l'altro è subordinato alla gratificazione dei propri bisogni e prescinde dal riconoscimento di quelli altrui.
In questo naufragar del sentimento…CHE
SPERANZA HA L'AMORE?
L'individualismo, il fare di sé l'unico
referente è una tendenza incompatibile con la relazione.
Il
legame implica la capacità di confrontarsi con qualcosa che è
“altro da me”, che porta delle richieste, delle esigenze che sono
diverse dalle mie. Richiede quindi saper accettare che il partner non
condivide “tutto” di me ed essere disponibile a venire a patti.
L'amore
pone un limite all'individuo, all'individualismo. Esso è anche
sacrificio, rinunzia, richiede tempo, impegno, sa essere molto
complicato.
Se
i valori attuali hanno messo in crisi l'AMORE, la loro crisi potrebbe
portare ad una rivalutazione dell'amore?
Forse,
come in un movimento parabolico, questa escalation divoratrice di
cose e affetti raggiunto il suo apice (forse già raggiunto) subirà
una inversione di tendenza. Il crollo dell'illusione di avere il
controllo, di poter comprare tutto e tutti si accompagna sempre di
più ad un senso di smarrimento e ad un crescente bisogno di punti di
riferimenti, di basi solide su cui poggiare la propria esistenza. La
solitudine dovuta all'assenza di contatto con l'altro, il vuoto
morale, la precarietà del futuro stanno spingendo più persone ad
una ritorno a valori accantonati e desueti, ad es. la famiglia, il
trascendentale, la tradizione, i ricordi. Tendenze, cose e pensieri
che possano “sedimentare” significati necessari per la propria
esistenza.
E allora forse anche l'AMORE offeso e logorato si può riparare e riscoprire che esso non è solo vincolo, limite ma anche risorsa e sollievo nelle burrasche della vita.
Bibliografia
Angiolari,
C. (2011). Il destino del desiderio: amori liquidi e identificazioni
solide. Rivista di Psicoterapia Relazionale, 34. Milano:
Franco AngeliBauman, Z. (2004). Amore liquido. Bari: Laterza
Gabbard, G. O. (1995). Psichiatria Psicodinamica. Milano: Raffaello Cortina
Buongiorno Dott.ssa,
RispondiEliminaho letto attentamente i suoi articoli..molto attuali devo dire.Mi ha colpito molto quello sulla crisi della coppia,forse perchè non avendo figli,non mi posso pronunciare su quell'argomento.
Relativamente al primo articolo..mi ha colpito molto l'ultima parte..tra l'altro molto speranzosa e positiva.Parlava dell'amore logorato e offeso.Leggendolo mi è sorta una domanda..ma se non fosse logorato l'amore..ma la persona che lo nutre..può esserci comunque quella rinascita di cui lei parla.Ho affrontato un brutto periodo..mi sono sentita logorata e come esattamente lei diceva ho sentito il mio rapporto logorato e offeso da molte incomprensioni e ha subito di conseguenza una forte frenata.Posso davvero ricominciare..richiudere lo strappo che si è creato?spero di si.
La saluto cordialmente e le faccio i complimentiperil suo blog
Non c'è nuvola sopra un individuo che non oscuri anche coloro che gli stanno vicino...
Eliminabuongiorno cara signora, avrà sentito dire che l'uomo non è un'isola ma è profondamente legato ad altre persone. Ciò che accade a lei non può non avere ripercussioni sulle sue relazioni (“mi so sentita logorata e si è logorato il rapporto”).
Ciò che lei ha sinteticamente detto ovviamente non mi permette di conoscere la complessità della sua situazione, posso dirle però che è un evento comune nella vita della coppia che avverte che ciò che accade ad uno dei suoi membri non può non riguardare anche l'altro.
Certi eventi spesso colgono impreparati una coppia che può non sentirsi in grado di farvi fronte, perché emergono nuovi bisogni e nuove richieste. Posso nascere quindi, come dice lei, delle incomprensioni; il non sentirsi capiti è una esperienza frustrante sia per colui che non si sente capito sia per colui che non capisce, sebbene a volte l'altro cerchi di dissimulare il suo dispiacere. E' un intoppo nella vita di coppia.
Lei parla al singolare: “ho affrontato un brutto periodo...posso ricominciare... posso richiudere?”. La sua vita di coppia, però, non dipende solo da lei e dal suo impegno, per necessita di cose. La difficoltà a superare questo momento è di entrambi, è la coppia che non funziona più come prima e che adesso deve adoperarsi per reagire.
Se lei riconosce che da soli non riuscite a superare tale stallo potrebbe ricorre all'aiuto di un esperto, ma il lavoro è sempre un lavoro di coppia.
Allora la domanda deve essere riformulata: “POSSIAMO RICUCIRE LO STRAPPO”? e la risposta diventa più facile: “L'UNIONE FA LA FORZA!”