venerdì 1 novembre 2013

Un "senso" in cucina


E' ormai esperienza comune, guardando la tv o navigando su internet, trovare
programmi e siti che “snocciolano” ricette di cucina di ogni tipo.

Siamo rapiti da forme, colori e sapori fantasticati e molti non resistono alla tentazione di farsi coinvolgere da questo mondo incantato nel quale a colpi di “planetaria” magica, svariati ingredienti vengono trasformati in sorprendenti piatti, seducenti per gli occhi e per il palato.
E sebbene i risultati non sempre sono quelli immaginati, il prodigarsi nell'arte culinaria sta prendendo sempre più piede.

Ma qual è il motivo di così tanto proselitismo?
Potrebbero esserci tante ragioni per quanti sono coloro che si mettono ai fornelli. Eppure la dinamica nell'esecuzione di una ricetta offre alcune suggestioni.

Dal principio sul tavolo sono sparsi tanti ingredienti slegati tra di loro che presi singolarmente non hanno un gran sapore.
C'è confusione, disordine, farina e zucchero qua e là. Poi, eseguendo determinati gesti nella corretta sequenza e rispettando i tempi necessari, quell'amalgama indistinto prende forma e armonia.
Questo processo che conduce dalla confusione all'ordine e dal caos al controllo può avere una sorta di effetto terapeutico sulla nostra mente e sul nostro umore.

Viviamo in un tempo segnato dall'instabilità e dalla confusione di regole e valori. Stiamo assistendo al disfacimento di certezze rassicuranti: aumentano la disoccupazione, le tasse, la solitudine. Di fronte a questa mancanza di “governo” degli eventi possiamo sentirci sopraffatti da un senso di impotenza; sfugge la sensazione di poter controllare il proprio destino, di poter programmare il proprio futuro.


Ma se nell'immediato non si possono controllare alcuni aspetti della propria vita forse si può avere almeno un controllo nella propria cucina.

- Eseguire una ricetta, infatti, permette di poter assaporare la sensazione di determinare il corso di un evento, di esserne l'artefice e non colui che lo subisce passivamente.

- Offre anche l'esperienza del poter mettere ordine nelle cose: non si riesce a fare chiarezza nella propria vita, non si sa che direzione prendere, quali scelte fare ma forse si può dipanare tale confusione sul piano di cucina. Possiamo creare all'esterno quell'ordine che non sperimentiamo all'interno, nella nostra mente.

- Inoltre nel caso in cui non si svolgano attività che permettano di sentirsi utili e generativi, il realizzare una ricetta può offrire la soddisfazione di aver creato un prodotto, riflesso delle proprie capacità e della propria determinazione.

Il poter affermare “questo l'ho fatto io!” è fonte di una buona dose di autostima.

Non si può infine trascurare che in un momento come quello attuale in cui soddisfare dei piaceri è diventato sempre più difficile (viaggi, accessori, vestiti, cura di sé), riscopriamo più forte la componente compensatoria del cibo legata alla sua capacità di dare delle gratificazioni sostitutive.

Addentare un buon dolcetto, si sa, può regalare un attimo piacevole e se possiamo unire la soddisfazione del palato all'autocompiacimento per l'abilità dimostrata in cucina allora saremo riusciti ad addolcirci un po' la vita.







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